C H E L O D I N A

LONGICOLLIS & NOVAEGUINEAE

 

Le tartarughe del genere Chelodina appartengono solo da alcuni anni al gruppo di rettili che si mantengono in terrario. 

Dopo la Seconda guerra mondiale iniziarono ad apparire regolarmente nella lista dei commercianti specializzati, specialmente il genere longicollis. Altre specie, sempre provenienti dall'Australia e dalla Nuova Guinea, apparivano con meno frequenza. Pare comunque che le chelodine non avessero una grande popolarità tra gli affezionati, forse per il fatto che necessitano di grande spazio, nonostante  la bibliografia le abbia sempre indicate come  animali di facile cura e mantenimento, grazie specialmente alla loro longevità e alla  poca suscettibilità ad ammalarsi quando mantenute in cattività. 

Agli inizi degli anni 60 la situazione cambiò radicalmente: l'Australia dettò una proibizione generale di esportazione degli animali vivi, la quale condusse all'immediata sparizione delle tartarughe australiane dai listini. All'improvviso il numero di "tartarughe dal collo di serpente" provenienti dall'Australia divenne estremamente scarso. 

Allevatori di tartarughe esperti controllarono gli esemplari disponibili e li riunirono col proposito di allevarli e di mantenere così il numero di specie esistenti e aumentare la quantità degli esemplari. Venne proprio realizzato un lavoro pionieristico a tal proposito, un gruppo di studiosi vollero riprodurre esemplari di Chelodina in cattività e farli così conoscere ad altri appassionati di tartarughe. Presto fu possibile riprodurre in cattività più specie di Chelodina e ampliare così la gamma di animali disponibili.

La C.longicollis e la C.novaeguineae divennero fra tutte,  le specie più richieste,  mentre le altre non furono particolarmente apprezzate come animali da compagnia; così, solo per la riproduzione, si ebbero a disposizione pochi esemplari di C.expansa, C.oblonga e C.rugosa, che risultarono probabilmente di dimensioni troppo grandi per essere mantenute in terrario. Il carapace della C.expansa può raggiungere una dimensione di oltre 50 cm. e nuotando, tra carapace , collo e testa, raggiunge una lunghezza pari al doppio; è quindi impegnativo mantenerla in una vasca adatta a farla sopravvivere in modo adeguato.

Dalla Nuova Guinea arrivano da pochi anni una serie di specie (C.siebenroncki e C.reimanni) della quale cura in cattività si ha avuto un buon esito anche se non sono risultate riproduttive come la C.novaeguineae, ragione per cui la distribuzione commerciale di tali specie è ancora piuttosto limitata.

Tutte le tartarughe dal collo di serpente del continente australiano appartengono al subordine Pleurodira, le tartarughe dal collo laterale.

Si tratta di animali evolutivamente molto antichi che non possiedono la facoltà di ritrarre il collo all'interno del carapace; e quindi lo piegano lateralmente per nasconderlo insieme alla testa sotto al vuoto del carapace.

Si tratta delle tartarughe acquatiche Più comuni del continente australiano e rappresentano il maggior gruppo di tartarughe acquatiche del continente africano e sudamericano.

DESCRIZIONE

La distribuzione della C.longicollis si estende al largo della costa orientale dell'Australia, per il Nuovo Galles fino a Capo York.

Gli esemplari del sud presentano una colorazione più scura, quasi nera, mentree quelli del nord mostrano un carapace di colore marrone brillante.

Le tartarughe australiane dal collo di serpente sono facilmentE riconoscibili per la colorazione sul piastrone che oscilla dal giallo al grigio chiaro, attraversato da una marcata linea scura.

I maschi di C.longicollis raggiungono i 15/20 cm. di lunghezza. mentre le femmine i 25 cm., escludendo sempre l'allungamento del collo che può raddoppiare la dimensione.

La C. novaeguineae, proveniente dalla Nuova Guinea, presenta dimensioni maggiori rispetto alle australiane; il colore di base del carapace è un marrone uniforme e il piastrone è grigio bianco. Le parti molli e la testa sono di un grigio scuro uniforme senza particolari elementi di disegno.

Affascinante di questa specie è la testa rotondeggiante e gli occhi particolarmente espressivi marcati con un iride bianco-gialla che raggiungono la bocca; vista di fronte si ha l'impressione che stia sempre ridendo. Le robuste zampe sono provviste di membrane interdigitali che indicano trattarsi di un animale che vive soprattutto in acqua.

ALLOGGIAMENTO

Bisogna non dimenticare che queste tartarughe sono eccellenti nuotatrici e che in natura vivono in grandi corsi d'acqua, per cui richiedono anche in cattività un grande spazio a disposizione che permetta loro di muoversi adeguatamente.

La superficie minima di questa zona acquatica per una coppia di piccoli esemplari deve essere di almeno 100/120 x 70 cm. che dovrà essere ampliata con il crescere degli animali.

Ottimale una vasca di 150 x 80 cm. di superficie con un livello d'acqua sui 40 cm, per permettere ad ogni esemplare sugli 800 gr. di peso,  di avere a disposizione di almeno 100 litri d'acqua. Raccomandato un buon sistema di filtraggio continuo dell'acqua in modo da diminuire la quantità di cambi e  prevenire l'insorgere di problemi di sporcizia.

Indispensabile progettare anche una zona terrestre con una fonte di radiazioni per dare la possibilità alle tartarughe di simulare "lo stare al sole" nel loro habitat naturale; particolarmente gradito alle femmine nel periodo gestazionale.

La femmina in questo periodo dovrà disporre di un recipiente di almeno 25 x 25 cm. colmo di sabbia e installato in questa zona terrestre per la posta delle uova.

SOCIALIZZAZIONE

Le tartarughe di cui stiamo trattando come quasi tutte quelle di questo genere, sono animali estremamente pacifici; non usano causarsi ferite tramite morsicature e solo durante la fase dell'accoppiamento è possibile si verifichino piccole ferite  della pelle dovute esclusivamente alla modalità d'approccio.

Ovviamente, nel caso in cui decidessimo di farle convivere con altre specie dovremo tener conto di basilari accorgimenti, quali la dimensione di entrambe e il carattere o le caratteristiche fisiche e comportamentali delle altre.

ALIMENTAZIONE

Queste tartarughe accettano tutto il tipo di alimenti animali che gli viene offerto e che riescono ad ingerire, che sia carne di pesce o di mammiferi o insetti, l'attenzione che si dovrà porre è quella di offrire adeguate porzioni per evitare, essendo particolarmente avide, un blocco digestivo.

D'obbligo una dieta varia ed equilibrata.

RIPRODUZIONE

Gli allevatori di queste due specie di tartarughe sanno quanto facile sia la loro riproduzione.

In cattività, il corteggiamento e l'accoppiamento avvengono in autunno. Il corteggiamento è poco aggressivo ma molto interessante; estesi rituali di accoppiamento precedono la copulazione vera e propria, interessanti i movimenti della testa e del collo con un'impressionante parziale unione.

Fondamentale possedere un maschio attivo, non tutti i maschi che appaiono disposti all'accoppiamento sono poi appropriati alla riproduzione.

Difficile determinare esattamente la durata della gestazione della femmina; la maggior parte delle covate avviene tra dicembre e maggio e si può prevedere questo momento osservando quando la femmina prolunga maggiormente la sua permanenza nella zona predisposta alla covata.  a volte è possibile osservare la femmine durante la preparazione dell'insabbiamento delle uova e ciò significa che la covata sarà deposta entro poco. La femmina nasconde molto bene la sua covata quindi sarà il caso di controllare spesso l'apposito recipiente o zona predisposta per poter poi controllare l'andamento dell'incubazione.

Nel recipiente è bene usare sabbia non troppo fina e umidificarla leggermente nell'epoca dell'accoppiamento.

Il numero di uova per covata oscilla tra 8 e 15, nello stesso periodo le tartarughe possono realizzare fino a 3 covate, specialmente per quanto riguarda la C.novaeguineae.

Dopo la covata sarebbe bene raccogliere le uova marcandone la parte superiore per poi trasferirle, nella medesima posizione, in un recipiente che possa fare da incubatrice.

Tale recipiente sarà costituito da una più piccolo riempito di vermiculite e immerso parzialmente in uno più grande d'acqua riscaldata.

I piccoli nascono dopo circa 65/75 giorni nella C.longicollis e dopo 90/100 giorni nella C.novaeguianeae; non tutti però nello stesso giorno, spesso si devono attender alcuni giorni perchè nascano tutti.

Tramite le zampe anteriori i piccoli rompono lateralmente il guscio dell'uovo mediante un movimento rotatorio nello stesso, espellendone la parte anteriore. Si tratta di un processo che può durare anche 48n ore fino a che il piccolo riesca ad abbandonare del tutto l'uovo. Il sacco vitellino appare totalmente consumato; i piccoli appena usciti si lasciano cadere dal bordo del recipiente e vanno a raggiungere la zona acquatica circostante, precedentemente preparata ad una temperatura di 32°C.

I piccoli iniziano subito a nuotare con naturalezza e vitalità, dopo un paio di giorni si possono prelevare dal recipiente e trasferirli in un acquaterrario più appropriato.

I piccoli sono molto sensibili e suscettibili allo stress e basta un qualsiasi disturbo esterno per causare un rapido declino. Per questo si consiglia di porre il terracquario in un luogo tranquillo e al riparo dalla luce almeno fino a quando i piccoli avranno raggiunto i 10 cm. di dimensione.

I piccoli avranno bisogno di una zona di acqua particolarmente calda e poco profonda e anche per quanto riguarda l'alimentazione si dovrà porre molta attenzione per abituarle ad accettare il cibo; somministrare inizialmente daphnie vive e larve di mosca che, muovendosi, le stimoleranno a morderle.

Una volta superata positivamente questa  prima fase di crescita più delicata, le tartarughe inizieranno a crescere molto rapidamente.

 

 

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