GECO LEOPARDINO  

 

 

Informazioni generali

 

Il geco leopardino appartiene alla sub famiglia degli Eublepharinae, della grande famiglia Gekkonidae.

Diversamente da altri gechi, tutti i membri di questa sub famiglia hanno le palpebre mobili, che sono la loro particolare caratteristica.

Altra peculiarità di questa specie è la mancanza delle tipiche dita a “ventosa” necessarie per arrampicarsi su superfici particolarmente lisce, come per esempio i vetri.

Tuttavia risultano provvisti di piccoli “artigli” sull’estremità delle dita che permettono loro di arrampicarsi saldamente sulle rocce.

Il suo nome scientifico è Eublepharis macularius (Eu=buona, blephar=palpebra, macularius=maculata).Conosciuto normalmente come geco leopardino, alcune volte viene anche presentato come geco indiano o pakistano.

Altri generi di Eublepharini, ben conosciuti dagli erpecultori, sono il Coleonyx specie (geco bandato australiano), il Goniurosaurus kuroiwae (geco giapponese) e l’Hemitheconyx cauducinctus (geco africano dalla grassa coda).   

 

 

Distribuzione  

Afghanistan, Nord-Est India e Pakistan. La maggior parte dei “capostipiti”degli

esemplari che possediamo sono originari del Pakistan. 

                      

Dimensioni

Un geco leopardino adulto può raggiungere la lunghezza di 20 cm; i piccoli appena nati misurano dai 6 ai 9 centimetri.

In natura sono stati osservati esemplari adulti che hanno raggiunto anche 35 cm.

Sesso

Esiste un leggero dimorfismo sessuale tra il maschio e la femmina.

Il maschio presenta quasi sempre un corpo più tozzo con la testa e lo spessore del collo più grandi rispetto alla femmina.

L’unico metodo affidabile per sessare gli animali, è comunque quello di controllare l’area sottostante il ventre; il maschio presenta una serie di pori disposti a forma di V (pori pre-anali che rilasciano una secrezione piuttosto densa) e un evidente rigonfiamento degli emipeni che sono posti alla base della coda.

La femmina, al posto dei pori pre-anali, presenta le caratteristiche “fosse” pre-anali.  

 

          

 

Crescita

Comparate a molte altre lucertole, la loro velocità nella crescita è minore; da piccoli a adulti, hanno un accrescimento di 20 volte; infatti, un piccolo pesa in media 2-3 g., mentre l’adulto normalmente 45-60 g. ma può raggiungere anche i 100 g. La taglia adulta si può raggiungere in 18-20 mesi.

 

Longevità

E’ ormai ampiamente dimostrato che la vita media di un geco leopardino si aggira intorno ai 15 anni, ma non è insolito avere notizie di esemplari che superino i vent’anni.

 

Colorazioni e tipologie

Sebbene ci siano parecchie varietà di livrea che si distinguono per la diversa colorazione e per i disegni, al geco leopardino sono riconosciute due colorazioni fondamentali: quella più comune con il corpo colore marrone chiaro e quella più ricercata di colore giallo con una colorazione di base che può sfumare dal giallo all’arancione-violaceo.

Queste tipologie, estremamente variabili, sono più facili da riscontrare in soggetti giovani che presentano anche delle particolari bande (marrone scuro per la tipologia marrone; gialle chiaro per la tipologia gialla).

E’ stata recentemente classificata una nuova tipologia in Florida: essa si presenta con una colorazione molto accentuata di marrone scuro-cioccolato.  

 

 

 

 

Raramente è presente sul mercato la tipologia albina; se osservato attentamente, il soggetto dichiarato albino presenta una normale colorazione di occhi e delle macchie scure su un corpo color carne. A questi esemplari, manca la pigmentazione marrone o gialla e risultano quindi meno attraenti rispetto agli altri, ma nonostante ciò ricercati dagli appassionati.Nella fase dello sviluppo giovanile è possibile che si possano riscontrare colorazioni e disegni che con l’età adulta tenderanno a scomparire.  

 

 

Il geco leopardino come “animale da compagnia”  

 

Sebbene il geco leopardino sia tra le più facili lucertole da allevare, non è tra quelle che trascorrono molto tempo a farsi “accarezzare”; è possibile tenerlo fra le mani, lasciarlo “arrampicare” sulle spalle ma, normalmente, solo per breve tempo.

Il suo buon temperamento lo porta però a non avere mai comportamenti incontrollabili; difficile che possa morsicare o che si possa allontanare velocemente e più si abitua ad un contatto, più facilmente potrà diventare il “nostro animale da compagnia”.

Gli animali che sono frequentemente “maneggiati” risultano essere più calmi e meglio ambientati rispetto a quelli che non vivono quest’esperienza.

 

Il Terrario

 

Prima di inoltrarci nello specifico, è bene sapere alcune semplici nozioni di base relative ai gechi leopardini.Per esempio, chi avesse intenzione di ospitare parecchi esemplari in un singolo terrario, deve tenere presente che i maschi adulti hanno serie difficoltà di convivenza in quanto l’istinto li porterebbe a combattere.

E’ possibile, invece, ospitare più femmine in un unico terrario senza incorrere in particolari problemi perché la femmina non ha problemi di convivenza.

Tuttavia, come norma generale, non bisogna dimenticare che più esemplari in convivenza possono comunque disturbarsi; per esempio i soggetti più deboli possono presentare morsi o tendere a perdere la coda e successivamente lasciarsi morire.

La soluzione migliore sarebbe quella di alloggiare i gechi in coppie o in piccoli gruppi di un solo maschio con cinque- sei femmine. In questi casi è molto difficile che si verifichino situazioni di aggressività tra gli esemplari, bisogna solo porre attenzione che tutti riescano a cibarsi regolarmente e che non vi siano notevoli differenze di dimensioni.  

 

 

Terrario

Il terrario minimo per alloggiare un solo esemplare deve essere di medie dimensioni (almeno 40 x 30 x 40h), possibilmente coperto per evitare che il geco, salendo sui tronchi posti come arredo, possa uscire.

E’ bene ricreare un ambiente esteticamente bello anche per valorizzare maggiormente l’esemplare e per poterlo osservare nei suoi svariati comportamenti.

Per lo strato di fondo (profondo circa 3-4 cm.) è consigliato utilizzare della sabbia o della fine corteccia sotto la quale si potrà collocare, qualora fossero introdotte anche piante vive, dell’apposito terriccio fertilizzante.

All’interno saranno sistemate rocce e tronchi posizionate in modo da offrire all’animale la possibilità di potersi muovere liberamente e nello stesso tempo crearsi degli spazi dove collocarsi.

Il geco leopardino ama, infatti, crearsi dei rifugi, si possono quindi ricreare piccole tane con pezzi di corteccia di sughero o apposite grotte collocando particolari decorazioni facilmente disponibili nei negozi specializzati.

Per quanto riguarda le piante, si possono inserire vive o anche artificiali; in commercio esistono decorazioni composte di rocce o tronchi con piante applicate. Per le piante vere bisogna predisporre un’illuminazione adeguata. In entrambe i casi bisogna tenere presente di ricreare un habitat verosimile inserendo quindi vegetazione tipica delle zone di deserto (per esempio piante basse a foglia larga come la Sanseveria)  

 

Riscaldamento

Per riscaldare il terrario si possono utilizzare diverse soluzioni.  

 

Tappetino riscaldante. Disponibili in diverse dimensioni, vanno collocati nella parte inferiore del terrario direttamente a contatto con il vetro. Normalmente le dimensioni del tappetino dovrebbero essere inferiori rispetto alla base del terrario per poter così creare due zone con diversa temperatura in modo che l’animale possa scegliere dove sistemarsi in relazione alle sue esigenze.

Rocce riscaldanti. Risulta essere uno dei metodi di riscaldamento più diffuso ma bisogna porre attenzione nell’utilizzo, scegliendone una di wattaggio idoneo alle dimensioni del terrario in cui vanno inserite.

Per evitare che la superficie della roccia produca troppo calore e possa quindi diventare un pericolo per l’animale che ne viene a diretto contatto, è bene utilizzare un termometro per controllare che la temperatura non superi i 35°C.  

 

Lampade incandescenti. In un terrario con piante vive, possono essere usati appositi faretti incandescenti.

Per monitorare la temperatura andrà inserito un termometro; di notte, qualora la temperatura ambientale esterna lo consigli, potrà essere predisposto un faretto a luce infrarossa che ci permetterà anche di osservare il geco nei suoi spostamenti e garantire

una temperatura idonea.

 

  

Umidità

Come molti gechi del deserto, il geco leopardino, richiede una moderata quantità di umidità.

E’ stato recentemente dimostrato che un incremento dell’umidità nelle loro tane, può essere benefico perché contribuisce a ridurre la disidratazione e facilitare la muta.

In un terrario con sabbia o fine corteccia, è sufficiente inumidire il fondo e i tronchi una o due volte a settimana; se le dimensioni lo permettono, è possibile anche inserire nel terrario una vaschetta di sabbia umida e vermiculite che andrà regolarmente bagnata.

 

Pulizia

Il mantenimento del terrario è molto facile perché il geco leopardino è un animale essenzialmente pulito che tende a sporcare in determinate zone. Le sue feci oltretutto sono relativamente secche e facili da asportare.

Unico problema può insorgere quando il fondo è troppo inumidito; se l’acqua si unisce alle urine o alle feci, può crearsi un eccesso di ammoniaca che, se non è subito rimosso, può causare seri effetti sugli occhi, sulla pelle e nel sistema respiratorio dell’animale.

Un regolare controllo delle condizioni del fondo e una regolare pulizia sono quindi le uniche precauzioni da adottare.

 

Alimentazione  

 

 

I gechi leopardini sono buoni mangiatori di insetti; non avendo a disposizione grilli, mangiano tranquillamente camole del miele o della farina. E’ comunque opportuno arricchire la loro alimentazione con l’aggiunta regolare di complessi multi-vitaminici.

La migliore alimentazione consiste in una dieta varia composta di grilli di adeguata dimensione (in linea generale la preda non dovrebbe essere più lunga della testa del geco e più larga del  suo collo), tarme della farina, camole del miele (da utilizzare con particolare attenzione perché particolarmente grasse) e occasionalmente dei topini rosa. 

I grilli e le camole, mantenute in appositi contenitori, vanno alimentate con proteine, calcio e vitamine in modo da risultare sufficientemente nutrienti e, una volta pronte come cibo, devono essere “spruzzate” di polvere di calcio e complessi multivitaminici normalmente commercializzati.

Per quanto riguarda l’integrazione vitaminica, questa deve essere rapportata all’età  o alla particolare situazione del singolo soggetto; per esempio agli esemplari giovani che hanno elevato ritmo di crescita, l’integrazione vitaminica deve essere offerta ad ogni pasto che consisterà, ogni giorno, di grilli e/o tarme della farina di dimensioni idonee.

Anche le femmine in riproduzione hanno bisogno di una integrazione vitaminica giornaliera, mentre per gli adulti la quota di mantenimento è costituita da  una integrazione saltuaria.

Per gli uni e le altre, la dieta sarà composta di grilli e tarme della farina di dimensioni idonee, con la saltuaria aggiunta di camole del miele (particolarmente ingrassanti) e topini rosa.

Acqua

Nel terrario deve essere posta una ciotola per l’acqua di dimensioni tali che il geco possa facilmente bere.

L’acqua deve essere sostituita regolarmente per evitare un’insorgenza batterica specialmente se l’animale tende a defecare all’interno.  

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Disturbi e Malattie

 

Disturbi legati al metabolismo osseo

Questa malattia è facilmente riscontrabile in esemplari giovani che sono stati male alimentati, sottoposti ad una dieta povera di un giusto rapporto di calcio-fosforo e vitamina D3.

I sintomi mostrano un indebolimento osseo tale da deformare gli arti e ridurre la mascella ad un tessuto molle e flessibile.

Con un’adeguata somministrazione di calcio e vitamina D3, è possibile intervenire per arrestare il problema ed evitare un peggioramento, sebbene non sia possibile guarire l’animale completamente.

 

Compressione di sabbia

Esaminando alcuni esemplari deceduti per cause ignote, è stata riscontrata la presenza di una compressione di sabbia all’interno dell’intestino.  La causa di ciò è da attribuire anche in questo caso ad una inadeguata somministrazione di calcio. Non è raro, infatti, che i gechi terrestri, in natura, consumino sabbia o terriccio come fonte di calcio ma, se la loro dieta sarà ben equilibrata (con un giusto apporto di minerale), non avranno la necessità di assumere quantità di sabbia tali da causare loro un blocco intestinale.

Per prevenire il problema, è necessario quindi programmare una giusta dieta ed adeguata integrazione di vitamine e minerali.  

 

 

Perdita della coda

Combattendo tra loro o a seguito di un trauma, i gechi leopardini possono perdere la coda. Quest’atto porta anche ad altre conseguenze; il geco perdendo la coda si libera della sua riserva di grasso e della sua importante riserva di acqua.  Conseguentemente, ogni geco in queste condizioni deve essere isolato e mantenuto in un ambiente ottimale; somministrandogli cibo e acqua regolarmente e mantenendolo ad una temperatura elevata in si facilita ed accelera il processo di rigenerazione della coda, la quale, normalmente,  si presenta più corta e più grossa rispetto all’originale.

 

Problemi di muta

Questi problemi sono causati da una muta mal riuscita  perciò parti di pelle da mutare, rimangono attaccati al corpo, alle palpebre o agli arti. Se ignorato, questo disturbo può causare gravi infezioni specialmente agli occhi e alle dita, portando anche alla morte dell’animale.

Normalmente le cause dipendono da una inadeguata umidità, poco riscaldamento all’interno del terrario e scarsa igiene.

Un animale in queste situazioni è già debole e farà maggiore fatica nel portare a termine la sua muta, oltretutto, la pelle di animali indeboliti, si presenta più aderente e meno elastica rispetto agli esemplari sani.

E’ necessario quindi porre molta attenzione alle condizioni del terrario e del mantenimento generale.

Una semplice, ma efficace, procedura è quella di rimuovere la pelle aderente al corpo con un cotton-fioc inumidito in acqua ossigenata e massaggiare delicatamente l’animale; sulla zona delle palpebre è consigliabile usare solo acqua tiepida e porre molta attenzione e delicatezza.  

 

 

Infezioni della cute e delle dita

Se tenuti in un fondo troppo umido o troppo secco, i gechi leopardini possono sviluppare serie infezioni della pelle che si manifestano con la comparsa di macchie scure sul ventre e piccoli gonfiori sulle estremità che possono portare alla perdita delle dita.

Bisogna immediatamente isolare l’animale in un contenitore il più possibile sterile, eliminando qualsiasi tipo di fondo e decorazione (che potrebbero infiammare le zone infette per contatto) e curarlo applicandogli localmente una pomata antibiotica e sottoponendolo un’adeguata terapia che indicherà il veterinario.

 

Stomatiti

Fortunatamente è un disturbo piuttosto insolito nel geco leopardino, ma può essere riscontrato in alcuni esemplari importati o nel geco africano coda-conica.

Quando è presente nel geco leopardino, normalmente è il risultato di un combattimento.

Il primo sintomo  è la bocca non completamente chiusa o leggermente gonfia associato ad una perdita di appetito. Ispezionando l’interno della bocca è possibile riscontrare del gonfiore e della secrezione caseosa tipica del disturbo.

Il trattamento di cura consiste nel mantenere perfettamente pulita la zona  disinfettando con Betadine pomata o acqua ossigenata; se entro un paio di settimane le condizioni dell’animale non dovessero migliorare, sarà bene rivolgersi al veterinario per una mirata cura di antibiotici.

 

Infezioni respiratorie

Disturbo non comune in esemplari mantenuti in cattività, si manifesta quando l’animale è sottoposto a basse temperature per un periodo piuttosto considerevole.

I sintomi, non facili da distinguere immediatamente perché non facilmente visibili, consistono in una parziale apertura della bocca durante il riposo e un respiro forzato.

Il primo accorgimento è di alzare la temperatura nel terrario  tra i 30-35°C durante il giorno e portarla durante la notte a non meno di 28°C. Se dopo una settimana di caldo “intenso”, non si riscontrano miglioramenti, sarà necessario l’intervento del veterinario per una terapia di antibiotici.

 

Diarrea-gastroenterite

Probabilmente il sintomo più ovvio di un disturbo gastroenterico è il calo di peso in associazione alla presenza di masse di cibo non digerito sul fondo del terrario al posto delle normali feci secche.

Queste masse di cibo possono essere state vomitate o defecate.

Altro preoccupante sintomo può essere  la presenza di feci liquide in associazione con calo di peso e svogliatezza.

L’unico intervento consigliato è di fare analizzare un campione di feci dal veterinario che poi prescriverà un’adeguata terapia.

Se non curate, queste infezioni del tratto digestivo-intestinale, possono portare alla morte; è bene quindi diagnosticare velocemente il disturbo per incorrere in una veloce guarigione.  

 

Allevamento e riproduzione  

 

Metodi di riproduzione

Se mantenuti correttamente, gechi leopardini nati e cresciuti in cattività possono riprodursi dai 16-24 mesi di età.

Alla base di una così precoce maturazione vi è un buon programma di allevamento e alimentazione.

Mangiando male e in poche quantità il geco cresce poco e s’indebolisce fino a non avere la possibilità di accoppiarsi.

Per tentare la riproduzione, si può incominciare anche con una sola coppia adulta matura. Gli esemplari devono godere di buona salute ed essere posti in condizioni ottimali. Il periodo favorevole per l’accoppiamento ricopre quasi tutto l’anno (gennaio-settembre).

Uno o due mesi  prima dell’accoppiamento, è possibile sottoporre gli animali ad un periodo di “preparazione” nel quale saranno sottoposti ad una illuminazione di 10 ore per giorno e, ad una temperatura tra i 20-25°C di giorno e sui 18°C di notte.  

 

 

 

Disponendo di più esemplari maturi, un buon metodo per la riproduzione è quello di introdurre, una alla volta, più femmine nel terrario del maschio; le femmine con uno sviluppo di uova visibile attraverso la parete addominale, tendono ad essere più ricettive al maschio. Il maschio può accoppiarsi per molte volte; normalmente uno o due accoppiamenti sono più che sufficienti per la produzione di uova fertili. Caratteristica della femmina è quella di ritenere lo sperma anche per un periodo di un anno e quindi poter deporre uova fertili anche senza essersi accoppiata.

Il vantaggio di questo metodo è che è possibile controllare i vari accoppiamenti e valutare l’effettiva riuscita.

Per incrementare le probabilità di un successo riproduttivo, è buona cosa  alternare ogni tanto il maschio e controllare sempre lo stato di salute delle femmine.

E’ possibile anche inserire nel terrario del maschio alcune femmine insieme ed attendere un determinato periodo per poi controllare quante siano  effettivamente pronte, lo svantaggio di questo sistema è il non poter valutare separatamente le coppie e il fatto di far convivere più esemplari insieme con il rischio di creare problemi di convivenza.

 

Condizioni per la riproduzione

La riproduzione richiede un considerevole dispendio di energie e una notevole richiesta di calcio da parte delle femmine.

Durante questo periodo quindi, le femmine devono cibarsi tutti i giorni e il cibo deve essere arricchito con vitamine e minerali.

 

Covata di uova

Il geco leopardino generalmente produce multiple covate di due uova durante il periodo di riproduzione.

Occasionalmente sono deposte covate di singole uova, in particolare da femmine molto giovani o molto vecchie.

Di norma, giovani maturi producono una o tre covate durante il loro primo anno fino ad arrivare a cinque covate di uova. Dopo alcuni anni di massima produzione, un geco vecchio tende a produrre meno uova e la fertilità col passare degli anni, diminuisce.

 

Deposizione

Quando il geco è vicino alla deposizione, le uova che si sono sviluppate all’interno dell’addome risultano sempre più definite causando un leggero gonfiore ai lati dell’addome. A questo punto è bene pensare di preparare una sistemazione per la deposizione.

Normalmente si utilizzano due metodi per raccogliere le uova. Il più semplice è quello di sistemarle dentro ad un rifugio sul fondo del terrario leggermente inumidito controllandole una o più volte il  giorno per verificare che siano ben riparate e che non subiscano danni.

Un altro metodo è quello di collocare, all’interno del terrario, un contenitore nel quale la femmina potrebbe deporre, riempiendolo per metà con vermiculite o sabbia e aggiungendo acqua in modo che risulti bagnato ma non troppo umido; la copertura deve essere larga per permettere alla femmina di entrare. Spesso la femmina può individuare questa “camera di deposizione” come il terreno adatto nel quale deporre; in questo caso le uova hanno più probabilità di giungere a buon fine essendo più protette.

Appena deposte, le uova sono piuttosto molli a appiccicose; le uova fertili si solidificano velocemente e si ricoprono di una membrana bianca molto spessa, quelle non fertili rimangono sottili e tendono a diventare turgide.

 

Incubazione

Esistono diversi metodi per incubare le uova di geco leopardino.

Il primo consiste nel preparare un apposito contenitore di plastica (al quale avremo praticato una serie di buchi, perforando lungo i lati, per il ricambio dell’aria) e sistemare sul fondo uno strato di circa 4 cm. di gommapiuma inumidita, sopra la quale, andranno poste le uova. Ogni uovo sarà posto su un fondo di vermiculite umida in un dischetto di plastica. Importante raccomandazione è quella di non lasciare che le uova cambino posizione una volta messe nei dischetti sulla gommapiuma. Al termine, il contenitore andrà coperto per evitare di disperdere l’umidità.

Altro semplice metodo è quello di utilizzare un contenitore di plastica nel quale sistemerete uno strato di vermiculite inumidita (sei parti di vermiculite con quattro parti d’acqua); le uova vanno poste lungo i lati del contenitore e inserite per metà nella vermiculite. Al centro andrà posizionato un contenitore d’acqua per mantenere una costante umidità; è sempre raccomandabile utilizzare un coperchio.

Altra possibile soluzione è quella di ricreare un piccolo incubatore ponendo il contenitore con le uova al di sopra del livello dell’acqua all’interno di un secondo contenitore. In questo modo la temperatura sarebbe facilmente controllata da un riscaldatore posto direttamente nell’acqua.

Negli altri casi  è possibile regolamentare la temperatura con un apposito termostato.

La cosa principale da ricordare, incubando le uova, è che le uova di geco leopardino assorbono principalmente umidità dall’atmosfera; alta umidità può essere la causa del loro aumento di perso e che troppo umido può causare troppo vapore all’inerno e quindi la creazione di muffe. Bisogna quindi calibrare bene il giusto grado di umidità.

Normalmente le uova si schiudono tra le sei e le dodici settimane.

 

Temperatura dell’incubazione e sesso

Recenti studi hanno dimostrato che il sesso del geco leopardino è determinato dalla temperatura.

Se le uova sono incubate alla temperatura di 25-27°C, tutta la prole potrebbe essere di femmine. Ad una temperatura di 30°C ci si può aspettare ugual numero di maschi e di femmine; ad una temperatura di 33°C la maggior parte dei piccoli può essere maschio. Oltre i 34°C sono sicuramente tutti maschi.

Inoltre un’indagine ha dimostrato che femmine covate da uova incubate ad alta temperatura, chiamate “femmine calde”, possono essere insolitamente aggressive e dimostrare caratteristiche di comportamento maschile addirittura da non poterle utilizzare per la riproduzione.

Gli allevatori possono quindi determinare la temperatura preferita per l’incubazione in relazione alle loro esigenze; normalmente la preferenza ricade sulle femmine perché possono convivere in gruppo.

 

Giovani nati  

 

 

Un piccolo geco leopardino può già essere alloggiato in un piccolo contenitore  predisposto con tutte le caratteristiche di un terrario. Se sistemati in gruppi, l’unica attenzione da porre è quella di sistemarli in base alle dimensioni per evitare che si verifichino situazioni  di competitività.

Solo dopo la prima settimana  dopo la schiusa, il geco può lasciare il suo sacco vitellino ed è possibile che non mangi fino allora (tempo che coincide anche con la sua prima muta).I piccoli vanno alimentati più volte il  giorno e l’acqua deve essere sempre disponibile per facilitare anche le prime mute.

 

 

 

 

 

 

 

 

R e t t i l i A n f i b i P e s c i  A r a c n i d i    C u r i o s i t à    P i a n t e   T e r r a r i A c q u a r i